L’espansione delle locazioni turistiche in Italia sta portando alla graduale approvazione di nuove disposizioni per regolamentare il settore. Una delle novità più recenti riguarda l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN) per gli affitti brevi, ufficialmente in vigore da settembre 2024. Vediamo in che modo questa innovazione influenzerà i privati che offrono servizi di accoglienza.
Cos’è il codice identificativo nazionale (CIN)
Il Codice Identificativo Nazionale (CIN) per gli affitti è un codice univoco assegnato alle strutture ricettive per identificare ogni singola attività in Italia che offre soggiorni inferiori ai 30 giorni e facilitare in questo modo le operazioni di controllo da parte delle autorità competenti.
Le novità di settembre 2024
Il codice CIN era contenuto originariamente nel D.L. 145 del 2023 – il cosiddetto Decreto Anticipi – che introduceva numerose novità nella disciplina delle locazioni turistiche. Adesso, chi gestisce la proprietà deve obbligatoriamente procurarsi il codice per le locazioni brevi ed esporlo negli annunci online dell’alloggio per evitare di incorrere in sanzioni severe.
La novità è stata concepita per rendere più trasparente un settore cresciuto a ritmo forsennato grazie al successo di piattaforme come Airbnb e Booking, e per porre un freno alle forme irregolari di accoglienza e all’evasione fiscale.
Dopo un primo periodo che ha coinvolto solo alcune regioni, da settembre 2024 scatta la fase 2 della sperimentazione, con la conseguente imposizione per tutte le sistemazioni di richiedere al Ministero del turismo il codice CIN e di registrarsi presso la Banca Dati delle Strutture Ricettive. Per la piena implementazione del sistema si prevede comunque un periodo di tempo stimato fino all’inizio del 2025. Con l’anno nuovo dovrebbero iniziare anche le prime multe per gli esercizi inadempienti.
A cosa serve il CIN?
Il CIN serve a migliorare la gestione del mercato delle locazioni brevi e a fornire un’ulteriore garanzia che ogni esercizio sia registrato ufficialmente e nel rispetto degli standard di qualità e sicurezza.
Per ottenere il CIN è infatti obbligatorio rispettare alcuni requisiti fissati per garantire la massima protezione per gli ospiti durante il soggiorno. Tra queste misure rientra l’installazione di dispositivi di rilevazione di gas e monossido di carbonio, collocati negli ambienti principali dell’alloggio e sottoposti a verifiche e manutenzione regolare. Un’altra indicazione riguarda la presenza di estintori portatili a norma in punti di facile accesso e sottoposti a revisioni regolari.
Il CIN per gli affitti brevi, che ricordiamo va reso pubblico sia online che sul posto, facilmente visibile anche nel caso di self check-in, vale quindi da garanzia di una sistemazione sicura e rispettosa delle leggi.
Come richiedere il codice identificativo nazionale per affitti brevi?
Il processo per ottenere il CIN richiede attenzione e precisione. I proprietari e i gestori delle residenze turistico-ricettive devono prima di tutto raccogliere la documentazione necessaria che include i dati catastali dell’immobile e tutte le attestazioni relative ai requisiti di sicurezza.
Vediamo chi rilascia il CIN. La competenza spetta esclusivamente al Ministero del Turismo.
Dove richiedere il CIN?
Il sistema telematico fornito dal Ministero del Turismo per il codice CIN è l’unico canale ufficiale per presentare la propria domanda. Sul sito è disponibile un modulo da compilare online a cui è necessario allegare tutta la documentazione. Dopo aver ricevuto la pratica, il Ministero verifica la conformità dell’immobile e procede quindi ad assegnare il CIN e a registrarlo, allo stesso tempo, nella Banca Dati delle Strutture Ricettive.
Per chi è obbligatorio il CIN?
L’obbligo del CIN riguarda tutti i proprietari e i gestori che offrono alloggi per soggiorni brevi inferiori a 30 giorni, indipendentemente dalla loro natura turistica o transitoria. La normativa si applica a chiunque pubblicizzi online la propria attività per locazioni di breve periodo, sottolineando l’importanza di questa misura per la trasparenza e la sicurezza nel settore.
Il codice identificativo per gli affitti brevi rientra tra gli oneri in carico ai conduttori, così come la riscossione della tassa di soggiorno, la registrazione degli ospiti presso il Portale Alloggiati e le comunicazioni a fini statistici sulla piattaforma Ross 1000.
Cosa succede se non si ha il CIN?
La mancanza del CIN comporta sanzioni significative che vanno da multe pecuniarie fino alla sospensione dell’attività. Ecco il dettaglio delle principali misure:
- gli esercizi sprovvisti di CIN vanno incontro a multe comprese tra gli 800 e gli 8.000 euro;
- la mancata esposizione del Codice porta al rischio di sanzione economica compresa tra 500 e 5.000 euro;
- l’inadempienza ai requisiti di sicurezza stabiliti per il rilascio del codice CIN è punibile con ammenda tra i 600 e i 6.000 euro.
In caso di recidiva e di accumulo di violazioni si può arrivare fino alla sospensione. La natura degli strumenti punitivi sottolinea la particolare rilevanza che la legge attribuisce al rispetto del Codice Identificativo Nazionale. È prevista, inoltre, la possibilità di escludere le strutture inadempienti dalle principali piattaforme online, grazie a un’intesa sviluppata dal governo italiano con i principali operatori OTA.
Con l’introduzione del CIN, il mercato delle locazioni turistiche in Italia si appresta a vivere una fase di maggiore regolamentazione e trasparenza. Mentre le nuove norme rappresentano una sfida, offrono anche l’opportunità di elevare gli standard del settore, a favore di proprietari, gestori e locatari. Prepararsi adeguatamente e sfruttare i servizi di supporto sarà fondamentale per navigare con successo in questo nuovo scenario.
In un contesto di cambiamenti legislativi continui e di adempimenti sempre più complessi, potrebbe essere una buona idea rivolgersi ai servizi di un property manager. Capita spesso, infatti, di incorrere nel rischio di non rispettare la legge per semplice ignoranza, senza alcuna intenzione fraudolenta, e di subire sanzioni severe come conseguenza.
Differenze tra CIR e CIN
Il CIN non va confuso infine con il Codice Identificativo Regionale (CIR), utilizzato in alcune regioni italiane, per esempio nella disciplina degli affitti brevi a Milano. Mentre il CIR era limitato a specifiche aree geografiche e organizzato a livello regionale, il CIN rappresenta un’evoluzione verso un sistema di identificazione unificato in tutto il Paese. La transizione dal CIR al CIN mira a standardizzare il processo di registrazione e controllo delle strutture ricettive su scala più ampia, semplificando le procedure sia per i proprietari sia per le autorità.
Affidare la gestione dell’attività a una realtà professionale semplifica la maggior parte delle procedure, sollevando allo stesso tempo dal gravoso pensiero degli adempimenti normativi. Servizi come Hostmate, per esempio, ti assistono in tutti gli aspetti della gestione degli affitti brevi, occupandosi delle procedure burocratiche e aiutandoti allo stesso tempo a massimizzare i profitti del tuo immobile. Contattaci oggi per scoprire in che modo possiamo aiutarti nel tuo progetto turistico.
Si precisa che questo articolo non fornisce alcuna consulenza fiscale o contabile. Ti consigliamo di consultare un professionista del settore per ricevere assistenza personalizzata e adeguata alle tue esigenze in materia fiscale e contabile.