Gli affitti temporanei rappresentano una soluzione abitativa sempre più popolare. Una soluzione che si adatta a tante esigenze diverse, dalla vacanza al soggiorno di lavoro, fino agli studi universitari in una città diversa dalla propria. Una modalità di locazione che offre flessibilità e comfort, e la possibilità di vivere in spazi che restituiscono la sensazione di essere a “casa” anche lontano da casa. Niente male, no? In questo articolo parliamo allora delle diverse tipologie di affitti brevi e del loro funzionamento.
Come funzionano gli affitti temporanei
Gli affitti temporanei sono contratti di locazione di immobili per un intervallo limitato di tempo, da una singola notte a circa un anno e mezzo. Una soluzione che offre grande flessibilità sia per i locatari che per i locatori, permettendo soggiorni brevi senza l’impegno di un contratto tradizionale a lungo termine, come un 3+2 o un 4+4. Le locazioni brevi includono quasi sempre nel canone tutte le utenze, i servizi principali e talvolta anche la pulizia, per un’offerta completa che semplifica notevolmente la permanenza di chi sa di trattenersi solo per qualche giorno o poche settimane.
Tipologie di affitto temporaneo
Le tipologie di affitto temporaneo variano in base alla durata del soggiorno e alle esigenze degli inquilini:
- gli affitti a breve termine sono la soluzione ideale per vacanze o viaggi di lavoro che durano al massimo qualche settimana. Sono spesso gestiti tramite piattaforme online come Airbnb, che facilitano l’incontro tra domanda e offerta.
- gli affitti transitori sono pensati per soggiorni che vanno da uno fino a 18 mesi, adatti per studenti universitari o professionisti in trasferta provvisoria. Offrono una soluzione più stabile rispetto agli affitti brevi turistici, senza però l’impegno di un contratto a lungo termine e con la garanzia di andare a vivere in una sistemazione dotata di tutto il necessario, dall’arredamento alle utenze, fino ai servizi essenziali.
Differenza tra affitto breve e affitto transitorio
Come abbiamo accennato, una delle differenze sostanziali tra l’affittare per per brevi periodi un appartamento ammobiliato a scopi turistici e l’affitto transitorio è la durata del soggiorno.
L’affitto breve si concentra su intervalli di durata limitata, anche di una sola notte, ideali per le vacanze o viaggi di lavoro di pochi giorni e mai superiori ai 30 totali, mentre l’affitto transitorio copre permanenze più lunghe, fino a un massimo di 18 mesi, perfette per situazioni come trasferimenti momentanei per motivi di studio o lavoro.
Un’altra differenza significativa è nel trattamento fiscale e nelle normative applicabili, con l’affitto transitorio che richiede tra le altre cose la registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate.
Adempimenti per gli affitti temporanei
Gli affitti brevi a scopo turistico permettono una serie di vantaggi per chi decide di destinare una proprietà alla locazione.
L’accoglienza turistica può portare un flusso di cassa extra e costante, se sai come ottimizzare il tuo alloggio, e permette di evitare le incertezze e i rischi degli affitti transitori. C’è poi da considerare un beneficio non trascurabile, ossia la possibilità di mantenere la quasi totale disponibilità del bene, potendo riprenderne il possesso in qualsiasi momento per destinarlo ad altri scopi in caso di necessità.
Per capire, però, come affittare la propria casa per brevi periodi nel modo corretto, è importante rispettare alcune disposizioni di legge. Ecco le norme da seguire per l’affitto di appartamenti per brevi periodi a scopo turistico:
- l’immobile deve avere destinazione d’uso residenziale e trovarsi in Italia;
- locatario e locatore devono essere persone fisiche;
- la durata massima del pernottamento è fissata a 30 giorni;
- non è richiesto un contratto e la relativa registrazione.
Con il decreto sicurezza del 2018 è stato introdotto l’obbligo di comunicazione degli ospiti per motivi di sicurezza alla questura, tramite il Portale Alloggiati. Risulta a carico del locatario anche la registrazione a scopi statistici sul portale Ross1000, e la raccolta e il versamento della tassa di soggiorno prevista dal comune di pertinenza
Nel 2024 entrerà poi in vigore per l’affitto di casa per brevi periodi il CIN, Codice Identificativo Nazionale, assegnato a ogni struttura ricettiva, che impone tra le altre cose il rispetto di alcuni standard di sicurezza, con l’installazione di sensori per fumo e monossido, estintori e cassette di primo soccorso.
Sarà poi importante verificare le varie disposizioni locali della città e regione in cui intendi iniziare la tua attività.
A livello fiscale, la legge di bilancio 2024 ha inoltre previsto un aumento dell’aliquota d’imposta della cedolare secca dal 21 al 26% a partire dalla seconda abitazione. Se destini all’accoglienza turistica più di una casa, quindi, su una prima a scelta pagherai il 21%, sulle altre il 26% fino alla quarta struttura, soglia oltre la quale scatta l’obbligo di apertura di partita IVA con svolgimento imprenditoriale dell’attività.
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La possibilità di ospitare turisti a casa propria nei momenti di maggior affluenza fa gola a molte persone. Nella realtà dei fatti, gestire gli affitti brevi del proprio immobile si rivela spesso molto più impegnativo delle previsioni. Le sfide e gli impegni sono tanti, dalla comunicazione all’accoglienza, dallo studio della concorrenza alla manutenzione quotidiana di pulizie e piccole riparazioni. Per questi motivi, spesso vale la pena affidarsi a una società immobiliare per gestire gli affitti, o a servizi online più agili ed esperti nelle nuove frontiere dell’accoglienza turistica.
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