CIN e affitti brevi: richiedere il codice identificativo nazionale

Maurizio Sicuro

Maurizio Sicuro

COO | Hostmate

La costante affermazione degli affitti brevi turistici in Italia sta portando alla graduale approvazione di nuove disposizioni per regolamentare il settore. Una delle novità più recenti riguarda l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN) per le strutture ricettive. Vediamo in questo articolo come funziona il codice CIN e cosa fare per ottenerlo.

Cos’è il codice identificativo nazionale (CIN)?

Il Codice Identificativo Nazionale (CIN) è un codice univoco assegnato alle strutture ricettive per identificare ogni singola attività in Italia e facilitare in questo modo le operazioni di controllo da parte delle autorità competenti.

Il codice CIN è contenuto nel D.L. 145 del 2023 – il cosiddetto Decreto Anticipi – che ha portato numerose novità nella disciplina delle locazioni turistiche. Il codice per affitti brevi va adesso obbligatoriamente richiesto da chi gestisce la proprietà ed esposto negli annunci online dell’alloggio per evitare di incorrere in sanzioni severe.

La misura è stata concepita per rendere più trasparente un settore cresciuto a ritmo incontrollabile grazie al successo di piattaforme come Airbnb e Booking, e per porre un freno alle forme irregolari di accoglienza e all’evasione fiscale.

Differenze tra CIR e CIN

Il CIN non va confuso con il Codice Identificativo Regionale (CIR), utilizzato in alcune regioni italiane, per esempio nella disciplina degli affitti brevi a Milano. Mentre il CIR era limitato a specifiche aree geografiche e gestito a livello regionale, il CIN rappresenta un’evoluzione verso un sistema di identificazione unificato in tutto il Paese. La transizione dal CIR al CIN mira a standardizzare il processo di registrazione e controllo delle strutture ricettive su scala più ampia, semplificando le procedure sia per i proprietari di strutture sia per le autorità.

A cosa serve il CIN?

Il CIN serve a migliorare la gestione del mercato delle locazioni brevi e a fornire un’ulteriore garanzia che ogni struttura sia registrata ufficialmente e nel rispetto degli standard di qualità e sicurezza. 

Per ottenere il CIN è infatti obbligatorio rispettare alcuni requisiti fissati per garantire la massima protezione per gli ospiti durante il soggiorno. Tra questi rientra l’obbligo di installazione di dispositivi di rilevazione di gas e monossido di carbonio, disposti negli ambienti principali dell’alloggio e sottoposti a controlli e manutenzione regolare. Un’altra indicazione riguarda la presenza di estintori portatili a norma, posizionati in punti di facile accesso e controllati con regolarità per verificarne il funzionamento.

Il codice identificativo degli affitti brevi, che ricordiamo va reso pubblico nei vari annunci di promozione e all’esterno della struttura, vale quindi anche da garanzia di una sistemazione sicura e rispettosa delle leggi.

Come richiedere il codice identificativo nazionale per affitti brevi?

Il processo per ottenere il CIN richiede attenzione e precisione. I proprietari e i gestori delle strutture turistico-ricettive devono iniziare raccogliendo la documentazione necessaria, che include i dati catastali dell’immobile e tutte le attestazioni relative ai requisiti di sicurezza.

Vediamo chi rilascia il CIN. La competenza spetta esclusivamente al Ministero del Turismo.

Dove richiedere il CIN? 

Il codice CIN si ottiene solo attraverso il sistema telematico messo a disposizione dal Ministero del Turismo. Sul sito è disponibile un modulo da compilare online a cui è necessario allegare tutta la documentazione richiesta. Dopo aver ricevuto la pratica, il Ministero verifica la conformità dell’immobile e procede quindi ad assegnare il CIN e a registrarlo, allo stesso tempo, in una banca dati nazionale.  

Il portale di registrazione è, nei primi mesi del 2024, ancora in fase di definizione. Una nota ufficiale di chiarimento diramata dal ministero invita per ora a “rispettare le normative regionali attualmente vigenti e, pertanto, a continuare ad utilizzare il Codice regionale o provinciale, laddove previsto nonché, nel caso di nuove strutture o di nuove attività di locazione, a richiedere l’assegnazione dello stesso all’ente territoriale di competenza”.

Per chi è obbligatorio il CIN?

L’obbligo del CIN riguarda tutti i proprietari e i gestori di strutture ricettive che offrono alloggi per soggiorni brevi, indipendentemente dalla loro natura turistica o transitoria. La normativa si applica a chiunque pubblicizzi online la propria struttura per locazioni di breve periodo, sottolineando l’importanza di questa misura per la trasparenza e la sicurezza nel settore.

Cosa succede se non si ha il CIN?

La mancanza del CIN comporta sanzioni significative che vanno da multe pecuniarie fino alla sospensione dell’attività ricettiva. Ecco il dettaglio delle principali misure:

  • le strutture sprovviste di CIN vanno incontro a multe comprese tra gli 800 e gli 8.000 euro;
  • la mancata esposizione del Codice porta al rischio di sanzione economica compresa tra 500 e 5.000 euro;
  • l’inadempienza ai requisiti di sicurezza stabiliti per il rilascio del codice CIN è punibile con ammenda tra i 600 e i 6.000 euro.

In caso di recidiva e di accumulo di violazione delle disposizioni si può arrivare fino alla sospensione dell’attività ricettiva. La natura delle misure punitive sottolinea la particolare rilevanza che la legge attribuisce al rispetto delle misure collegate al Codice Identificativo Nazionale.

Con l’introduzione del CIN, il mercato degli affitti brevi in Italia si appresta a vivere una fase di maggiore regolamentazione e trasparenza. Mentre le nuove norme rappresentano una sfida, offrono anche l’opportunità di elevare gli standard del settore, a favore di proprietari, gestori e locatari. Prepararsi adeguatamente e sfruttare i servizi di supporto disponibili sarà fondamentale per navigare con successo in questo nuovo scenario.

In un contesto di cambiamenti legislativi continui e di adempimenti sempre più complessi, potrebbe essere una buona idea rivolgersi ai servizi di un property manager. Capita spesso, infatti, di incorrere nel rischio di non rispettare la legge per semplice ignoranza, senza alcuna intenzione fraudolenta, e di subire sanzioni severe come conseguenza. 

Affidare la gestione dell’attività a una realtà professionale semplifica la maggior parte delle procedure, sollevando allo stesso tempo dal gravoso pensiero degli adempimenti normativi. Servizi come Hostmate, per esempio, ti assistono in tutti gli aspetti della gestione degli affitti brevi, occupandosi delle procedure burocratiche e aiutandoti allo stesso tempo a massimizzare i profitti della tua proprietà immobiliare. Contattaci oggi per scoprire in che modo possiamo aiutarti nel tuo progetto turistico.

Si precisa che questo articolo non fornisce alcuna consulenza fiscale o contabile. Ti consigliamo di consultare un professionista del settore per ricevere assistenza personalizzata e adeguata alle tue esigenze in materia fiscale e contabile.

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