Affitti brevi e cedolare secca: tutto quello che devi sapere

Maurizio Sicuro

Maurizio Sicuro

COO | Hostmate

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Negli ultimi anni, l’affitto breve tramite piattaforme come Airbnb e Booking è diventata una prassi sempre più strutturata e regolarizzata, sia per i viaggiatori alla ricerca di alloggi unici, sia per gli ha host desiderosi di sfruttare il proprio spazio per ottenere un reddito extra.

Tuttavia, questa nuova forma di ospitalità ha portato anche alla necessità di regolamentare fiscalmente l’attività degli host.

In questo articolo, esploreremo il funzionamento della cedolare secca sugli affitti brevi, come dichiarare gli affitti brevi e quali implicazioni fiscali si applicano alle prenotazioni su piattaforme come Airbnb e Booking.

Ma che cosa si intende per affitto breve?

Con la formula affitto breve si intende un contratto di locazione di immobile a uso abitativo, di durata non superiore a 30 giorni, stipulato da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa.

A esso sono equiparati i contratti di sublocazione e quelli di concessione in godimento a terzi a titolo oneroso da parte del comodatario.

Affitti brevi e cedolare secca: una panoramica

La cedolare secca è un regime fiscale opzionale introdotto in Italia per semplificare la tassazione degli affitti.

In passato, gli affitti brevi erano soggetti all’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) secondo le aliquote progressive, che spesso risultavano complesse da calcolare e da gestire per gli host.

La cedolare secca, invece, permette di applicare una tassazione fissa al 21% sul canone di locazione, eliminando la necessità di calcolare l’IRPEF e semplificando il processo per gli host.

Come funziona la cedolare secca sugli affitti brevi

Gli host che offrono affitti brevi tramite piattaforme come Airbnb e Booking devono dichiarare i loro redditi alle autorità fiscali italiane.

Per facilitare questa operazione, molte piattaforme hanno implementato una funzione di “Certificazione dei redditi” che consente agli host di scaricare un documento che riporta i dati delle prenotazioni effettuate tramite la piattaforma nell’anno fiscale di riferimento.

L’host può quindi utilizzare questa certificazione dei redditi per compilare la dichiarazione dei redditi e calcolare l’importo della cedolare secca dovuta. È importante tenere presente che l’host è responsabile di dichiarare correttamente tutti i redditi derivanti dagli affitti brevi, compresi quelli ottenuti tramite piattaforme diverse da Airbnb e Booking.

La cedolare secca è utilizzabile:

  • per contratti di locazione breve stipulati dal 1° giugno 2017
  • per contratti di sublocazione e a titolo oneroso effettuati dal comodatario e riguardanti il godimento dell’immobile a favore di terzi (sempre a patto che abbiano una durata inferiore ai 30 giorni e che siano stati stipulati dal 1° giugno 2017).

Nel regime di cedolare secca, la percentuale dell’imposta (21%) è più bassa rispetto a quella prevista per il primo scaglione IRPEF (23%). Va da sé che chi affitta casa per brevi periodi trova spesso più conveniente aderire a questo regime.

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Come si dichiarano gli affitti brevi con cedolare secca

Airbnb e Booking sono tra le piattaforme di affitto breve più utilizzate al mondo. Entrambe le piattaforme hanno collaborato con le autorità fiscali italiane per semplificare la procedura di dichiarazione dei redditi per gli host.

Nel caso di Airbnb, la piattaforma ha introdotto una funzione chiamata “Airbnb for Hosts” che consente agli host italiani di optare per la cedolare secca direttamente attraverso la piattaforma stessa. Airbnb calcola automaticamente l’importo della cedolare secca in base alle informazioni fornite dall’host e trasmette il pagamento alle autorità fiscali.

Per quanto concerne Booking, la piattaforma ha implementato un sistema simile chiamato “Booking for Hosts”. Gli host possono dichiarare la propria intenzione di aderire al regime della cedolare secca attraverso il pannello di controllo del loro account Booking. La piattaforma calcola quindi l’importo dovuto e lo trasmette alle autorità fiscali.

È importante sottolineare che la scelta di aderire alla cedolare secca è opzionale per gli host. Possono continuare a dichiarare i propri redditi secondo le modalità tradizionali, soggetti alle aliquote progressive dell’IRPEF, se ritengono che sia più vantaggioso per la propria situazione finanziaria.

Conclusioni

La cedolare secca rappresenta una soluzione fiscale semplificata per gli host che offrono affitti brevi attraverso piattaforme come Airbnb e Booking. Consente di applicare una tassazione fissa del 21% sul canone di locazione, eliminando la necessità di calcolare l’IRPEF e semplificando la dichiarazione dei redditi.

Tuttavia, è fondamentale che gli host comprendano le implicazioni fiscali e le responsabilità che derivano dall’offerta di affitti brevi. È consigliabile consultare un professionista fiscale o un commercialista per assicurarsi di rispettare correttamente tutte le norme fiscali in vigore.

Tutto il discorso vale anche se dare in affitto per brevi periodi viene fatto in modo sporadico e, ovviamente, non in forma imprenditoriale.

In definitiva, la cedolare secca rappresenta una buona opzione per gli host che desiderano semplificare il processo fiscale e concentrarsi sulla gestione degli affitti brevi.

Meglio ancora se a essere delegato è anche quest’ultimo aspetto.

Con la giusta attenzione e una corretta adesione alle normative fiscali, gli host possono sfruttare appieno le opportunità offerte dal mercato degli affitti brevi in modo legale e responsabile.

Si precisa che questo articolo non fornisce alcuna consulenza fiscale o contabile. Ti consigliamo di consultare un professionista del settore per ricevere assistenza personalizzata e adeguata alle tue esigenze in materia fiscale e contabile.

Fonti:

  • Ade (Agenzia delle Entrate): https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/home
  • Airbnb: https://www.airbnb.it/

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